per trio di percussioni (2022-2023)
Il titolo del pezzo Ambué, la parola in lingua guaraní che corrisponde al termine “altro”, allude al concetto di alterità su due livelli: da un lato, la composizione si basa per lo più su una scrittura eterogenea, assegnando di volta in volta uno strumento diverso o una tecnica diversa ad ogni percussionista, in modo da rendere possibile un’identità individuale per ogni musicista del trio. D’altra parte, il concetto di alterità si incarna anche a livello strutturale, in quanto l’architettura di Ambué presenta un forte contrasto: nella seconda sezione del brano, il principio fondamentale dell’eterogeneità dei materiali sonori (tra i diversi interpreti) è negato, divergendo dalla prima sezione del pezzo attraverso un focus che si concentra quasi esclusivamente sui suoni prodotti sulla pelle dei tamburi, richiamando l’interesse per il colore presente in altri miei lavori recenti, ma qui attraverso un approccio diverso.
La nostra congiuntura storica, in cui viene messo in discussione il ruolo della memoria e della logica umana, richiede che riconcettualizziamo l’antica dialettica tra linea e colore, rifondando la nostra concezione della dicotomia mente/corpo.